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L'unità d'Italia attraverso la storia postale

L'unità d'Italia attraverso la storia postale

di Armando Viesti

Come noto, la completa unificazione del Regno d’Italia si ebbe con la definitiva annessione dello Stato Pontificio nel 1870.

Tuttavia, le aspirazioni, il moto verso un’unità territoriale che fosse totale, si respiravano già anni prima, sia a livello parlamentare, nel quale da più parti si sottolineava come senza lo Stato Pontificio non si potesse realmente parlare di unità d’Italia, sia nei gruppi degli intellettuali dell’epoca, nei quali gli antichi dissapori nei confronti del potere temporale del Papa, si acuivano e spingevano verso una politica che portasse alla sua definitiva conquista.

Ebbene, il documento postale che porto al vostro esame è un’evidente prova del clima politico che si respirava a quell’epoca anche tra la gente “comune”.

 

La lettera in oggetto venne spedita da Roma in data 19 Marzo 1869 e destinata ad Arezzo.

Il mittente vi appose un francobollo da 20 centesimi (L26A), con tutta probabilità acquistato in contanti nel territorio del Regno d’Italia e la lettera quasi sicuramente venne impostata in una buca postale.

L’impiegato delle poste papaline, ricevuta la lettera per il suo inoltro ad Arezzo, ovviamente sbarrò a penna il francobollo apposto, in quanto non valido per l’affrancatura all’interno dello Stato Pontificio e tassó a penna la lettera per il relativo importo di francatura.

Tuttavia una volta giunta a destinazione ad Arezzo, l’impiegato delle poste annullò in arrivo il francobollo con il numerale a punti di Arezzo e annullò a sua volta a penna, sbarrandolo, il segno di tassa apposto in partenza: in sostanza egli ritenne perfettamente valido per la francatura il francobollo apposto in partenza e assolutamente ingiustificata la tassazione per la mancata francatura!! (Ovviamente commettendo un evidente illecito, perché il comportamento dell’impiegato postale papalino era stato assolutamente corretto a livello postale).

Quasi a voler dire: come si permettono a Roma di non ritenere validi nostri francobolli? 

Magari si trattava di un patriota.

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