dice il cliente

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Espressi in fermoposta... un bizantinismo

Espressi in fermoposta... un bizantinismo

di Fabrizio Veneziani

In origine la posta “ferma in posta” era la norma. Le persone infatti, salvo diverse disposizioni da loro richieste, si recavano all'ufficio postale per il ritiro delle corrispondenze e pagare il corrispettivo dovuto per il servizio.
Con l'introduzione dei francobolli il passaggio alla consegna al domicilio divenne la norma.

Per chi avesse esigenze personali perché la posta non gli venisse recapitata a domicilio fu introdotta la dicitura “fermo posta” o “posta restante” in francese (come da norme U.P.U.). La platea di utenti fruitori di tale servizio era variegata: agenti/rappresentati di commercio, artisti, turisti, domestici, fidanzati e tutte quelle persone che cercavano un minimo di discrezione per corrispondenza “compromettente”.


Fino al 1 novembre 1915 (R.D. 12/10/1915 n° 1510 allegato E) il fermo posta era gratuito. Per esigenze di bilancio legate alla prima guerra mondiale ne fu prevista una tariffa, mai più abolita.


La tariffa si componeva di 2 voci: fermo posta pagato dal mittente, fermo posta pagato dal destinatario (importo maggiorato). Per il primo caso non furono mai previsti francobolli specifici. Per il secondo caso la norma prevedeva la riscossione mediante segnatasse da parte dell'ufficio postale.

Il fermo posta è un servizio applicabile a tutti gli oggetti postali.
Nello specifico caso di coesistenza del servizio espresso e fermo posta si verrebbe a creare una antitesi: uno esclude l'altro. L'espresso è un servizio di consegna accelerata della corrispondenza nella parte finale del trasporto, più specificatamente dall'ufficio di distribuzione venivano celermente consegnati ai legittimi destinatari mediante dei fattorini. Il fermo posta ne prevede il deposito presso l'ufficio postale.

La norma in merito.

Fino al 1922 le corrispondenze espresse dirette in fermo posta dovevano pagare il relativo diritto.


Con il Bollettino postale n. 22 del 1922 si precisò:

472. Espressi diretti fermo posta.
A complemento dell’art. 276 dell’lstruzione corrispondenze postali si dispone che gli espressi diretti fermo-posta, per i quali non sia stato soddisfatto dal mittente il diritto fisso di centesimi 20, non siano sottoposti all’arrivo alla sopratassa di centesimi 30, essendo da ritenersi tale diritto come già compreso nella tassa di espresso. E ciò nella considerazione che in detti casi viene precisamente a mancare la parte principale e più costosa del servizio di espresso, quella del recapito a domicilio per mezzo di appositi fattorini.


Con il Bollettino postale n. 4 del 1966, parte seconda:

27. Corrispondenza per espresso “fermo posta”
La disposizione ….secondo la quale gli espressi diretti fermo-posta per i quali sia stato soddisfatto dal mittente il relativo diritto fisso non verranno sottoposti all'arrivo ad alcuna sopratassa, viene abrogato.
Ciò in quanto l'art 36 del regolamento dei servizi postali, parte 1^, esenta dall'onere relativo soltanto le corrispondenze da distribuirsi in Ufficio a chi paga il diritto per nolo di casella postale o per l'uso di bolgetta o sacchetto dell'Amministrazione ed i giornali o periodici spediti in abbonamento. Pertanto per la corrispondenza per espresso recante l'indicazione di fermo in posta dovrà d'ora in avanti farsi corrispondere il diritto fisso previsto per tale servizio.

I casi riscontrati sono i più disparati e cercheremo di rappresentarli.

 

31/7/1907. La cartolina Domanda/Risposta serie Leoni venne spedita da Genova per Genova indirizzata in fermo posta, al tempo servizio gratuito, e affrancata per il servizio espresso. Timbro “Genova Ferrovia – Espressi 31/7/1907 ore 12 M” e “Genova Distribuzione 31/7/1907 ore 2S”. La cartolina fu trattenuta in giacenza e come risulta dal timbro sulla parte risposta, "Genova Distribuzione 11/2/1908” restituita “AL MITTENTE” perché “NON CHIESTA”. Ora la curiosità porterebbe a chiedersi perché mai la necessità di spedire nella stessa città una cartolina con la risposta già pagata in espresso ma indirizzata in fermo posta ossia l'antitesi del servizio di distribuzione celere. Forse in quanto stranieri non avevano conoscenza del funzionamento dei servizi postali. Oppure, forse, erano commercianti/rappresentanti quindi di passaggio e soliti a lasciarsi messaggi presso l'ufficio postale in fermo posta? Ma resta irrisolto il perché dell'aggiunta del servizio espresso!!!

Tariffa:
– cartolina Domanda 5 cent e Risposta 10 cent
– servizio espresso 25 cent
– servizio fermo posta gratuito fino al 1/11/1915.

 

 
11/11/1916. Lettera spedita da Ginevra (Svizzera) a Parma. Qui giunta venne rispedita a Torino aggiungendo il servizio espresso e fermo posta, ritenendo assolta, correttamente, la tariffa lettera dall'affrancatura originaria. In questo periodo tariffario entrambi i servizi, sebbene incompatibili, andavano pagati se richiesti. Giunta a Torino la dicitura fermo posta venne cancellata in quanto probabilmente il destinatario aveva comunicato all'autorità postale il suo recapito.

Tariffa:
– lettera da estero assolta con affrancatura da 25 cent di franco svizzero
– servizio espresso 25 cent
– servizio fermo posta pagato dal mittente 5 cent (dovuto fino al 1922)

 

 
11/9/1927. Biglietto postale 30 cent serie michetti integrato a 60 cent spedito in espresso indirizzato in fermo posta. Dal 16/8/1927 la tariffa lettera/biglietto era stata portata a 50 cent dai precedenti 60 cent. Il mittente probabilmente non ne era a conoscenza mentre potrebbe aver indicato il fermo posta senza affrancatura intenzionalmente. Dal testo si evince che a scrivere era il figlioletto di persona che viaggiava per lavoro e quindi probabilmente informato sulla possibilità di avere il fermo posta per i documenti spediti in espresso senza pagamento della tassa altrimenti dovuta.

Tariffa:
– lettera/biglietto 50 centesimi
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio fermo posta non dovuto

 

14/10/1927. Lettera primo porto spedita in espresso indirizzata in fermo posta da Fiumicino a Roma. La lettera venne affrancata in difetto di 5 centesimi e, sebbene sottoposta a vari passaggi, nessuno rilevò l'errore, forse anche perchè l'importo di affrancatura soddisfaceva comunque anche la carenza nel porto lettera. All'arrivo a destinazione la busta venne messa a disposizione in fermo posta come da timbro al retro “Roma distribuzione – fermo posta” senza applicazione di tassa per il servizio in quanto già ottemperata dall'importo per il servizio espresso.

Tariffa:
– lettera primo porto 50 centesimi
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio fermo posta non dovuto

 

 

19/7/1923. Lettera doppio porto raccomandata espresso spedita da Agnano Pisano a Cortina d'Ampezzo e indirizzata in fermo posta. Essendo stata spedita obbligatoriamente allo sportello dell'ufficio postale in quanto raccomandata, la busta come da disposizioni del 1922* non venne tassata per il servizio richiesto dal mittente di fermo posta ne in partenza tanto meno al suo arrivo. Da notare che l'addetto postale che ricevette la busta se ne guardò bene dall'avvisare il mittente dell'inutilità dell'affrancatura per espresso dal momento che tale servizio sarebbe stato annullato dalla consegna in fermo posta e durante il trasporto la busta non avrebbe avuto alcuna accelerazione.

Tariffa:
– lettera secondo porto 1 lira (50 cent x 2)
– servizio espresso 60 cent.
– servizio raccomandata 50 cent.
– servizio fermo posta non dovuto
* disposta l'esenzione del diritto fermo posta in caso di corrispondenze affrancate per espresso logicamente ritenendosi che in detti casi non viene a mancare la parte principale e più costosa del servizio, quello del recapito a domicilio per mezzo di appositi fattorini

 

24/10/1940. Lettera espresso spedita da ambulante Calalzo-Venezia 188 e inviata a San Giovanni al Natisone in fermo posta. L'ufficio di destinazione provvedette alla tassazione per il servizio fermo posta in tariffa pagata dal destinatario in data 25/10/1940, ignorando le disposizioni vigenti.

Tariffa:
– lettera doppio porto 1 lira (50 cent x 2)
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio fermo-posta a carico del destinatario 25 cent (non dovuto)

 

8/4/1937. Lettera primo porto in espresso da Roma per Firenze. La busta presenta una affrancatura aggiuntiva pari a 15 cent che quantitativamente poteva corrispondere a 2 tipi servizi aggiuntivi: posta pneumatica e fermoposta assolto dal mittente appunto. Sulla busta non compare nessuna indicazione che possa chiarire a quale servizio il mittente volesse ricorrere. La busta è indirizzata a persona sicuramente nota nella località di destino essendo un Senatore del Regno per tanto la mancanza dell'indirizzo completo non ci autorizza a ritenere che l'espresso fosse stato trattenuto in fermo posta di cui non esistono nemmeno timbri di consegna. Osservando l'indirizzo del mittente possiamo notare che la busta fu spedita da una ditta con sede in via Flaminia 72, si può pertanto supporre che fu inoltrata dall'ufficio postale di prossimità a tale via mediante il servizio pneumatico , all'ufficio Roma Ferrovia – espressi transito dove fu timbrata e smistata sul primo treno utile. Purtroppo non avremo mai la soluzione a questo enigma.


Tariffa:
– lettera primo porto 50 cent
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio fermo-posta a carico del mittente 15 cent (non dovuto) dubbio.

 

28/8/1952. Lettera espresso spedita da Livorno a Marina di Grosseto in fermo posta anonimo. L'ufficio di destinazione provvedette alla tassazione per il servizio fermo posta in tariffa pagata dal destinatario in data 29/8/1952, ignorando le disposizioni vigenti.

Tariffa:
– lettera primo porto 25 lire
– servizio espresso 50 lire
– servizio fermo-posta a carico del destinatario 15 lire (non dovuto)

 

28/3/1944. Biglietto postale serie imperiale da 50 cent spedito da Roma-Borghi a Genova in fermo posta. Il biglietto è spedito a militare senza scontare la tariffa agevolata ammessa. Affrancata dal mittente per il servizio fermo posta con francobollo da 15 cent. Il biglietto sembra essere stato recapito quale espresso.

Tariffa:
– lettera/biglietto 50 cent
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio fermo posta pagato dal mittente 15 cent (non dovuto in concomitanza di servizio espresso)

 

29/1/1944. Lettera inviata da Vicchio (FI) a Firenze in fermo posta pagato dal mittente. La busta giunta a Firenze ferrovia, 31/1/1944 ore 10, venne trattata come espresso (vedi numero di registrazione a penna sul fronte: 650). Inoltrata a Firenze C.P. Centro, 31/1/1944 ore 14, fu posta in deposito fermo posta come da richiesta del mittente.

Tariffa:
– lettera 50 cent
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio fermo posta pagato dal mittente 15 cent (non dovuto in concomitanza di servizio espresso)

 

 

25/11/1944. Lettera espresso da Roma per Palermo in fermo posta. La busta è priva di timbri che attestino l'avvenuta distribuzione come espresso o fermo posta. La tariffa lettera + espresso era assolta con i due francobolli da 1,75 lire. Quindi sembra che il francobollo da 30 cent PM sia stato proprio utilizzato per la tassa di fermo posta pagata dal mittente.

Tariffa:
– lettera 1 lira
– servizio espresso 2,5 lire
– servizio fermo-posta pagato dal mittente 30 cent (non dovuto in concomitanza di servizio espresso)

 

9/3/1949. Lettera in espresso da Milano a Parma. Giunta a Parma venne riportata la dicitura “Fermo Posta Parma” (da notare l'inchiostro e la calligrafia diverse). Dal contenuto, presente, si evince che il destinatario era un agente/rappresentante in trasferta, che probabilmente aveva richiesto che la posta a lui indirizzata fosse trattenuta in fermo posta. Al retro è presente il timbro di arrivo “Parma Ferrovia”, “Parma Espressi” e “Parma – Corr. E Pacchi-fermo posta”. La busta, correttamente, non venne tassata per il fermo posta e trascorso il periodo di giacenza (30 giorni) venne rispedita al mittente previa apposizione di timbro lineare di “Compiuta Giacenza”. Di non comune reperimento.

Tariffa :
– lettera 20 lire
– servizio espresso 30 lire
– servizio fermo posta non dovuto.

 

3/5/1980. Lettera in espresso da Milano a Genova indirizzata in Fermo posta centrale, con indicazione di un documento di riconoscimento del destinatario. La busta, secondo normativa, venne tassata per il fermo posta e trascorso il periodo di giacenza (30 giorni) venne rispedita al mittente previa apposizione di timbro lineare di “Al mittente per Compiuta Giacenza” oltre ad un “non ha corso” manoscritto. Di non comune reperimento.

Tariffa :
– lettera 170 lire
– servizio espresso 350 lire
– servizio fermo posta 100 lire. Da notare che non esisteva più differenza di tariffa tra mittente o destinatario.

 

05/7/1962. Campione senza valore raccomandato espresso da Roma a Bari in fermo posta. Il servizio fermo-posta poteva essere richiesto per tutte le tipologie di spedizioni. Ecco un caso abbastanza inconsueto. Una spedizione come i campioni senza valore, che godono di una consistente agevolazione tariffaria, già non sono di facile reperimento inoltrati in raccomandata espresso ma con l'aggiunta del fermo posta, pagato dal mittente, diventano oggetti decisamente non comuni.

Tariffa:
– campione senza valore fino a 100 gr.: 20 lire
– servizio di raccomandata aperta: 60 lire
– servizio espresso: 75 lire
– servizio di fermo posta pagato dal mittente: 15 lire (non dovuto in concomitanza di servizio espresso)

 

25/7/1954. Lettera primo porto espresso spedita da Brescia a Messina e indirizzata in fermo Stazione, successivamente corretto in fermo posta. La busta risulta affrancata per il servizio fermo posta dal mittente. Giunta a destino la busta fu rispedita a nuovo indirizzo di Brescia. L'indicazione, sebbene cancellata ma ancora leggibile, “Fermo stazione” è un chiaro esempio di una particolarità del servizio di Fermo Posta. Infatti l'articolo 858 delle “Istruzione per il servizio delle corrispondenze postali“ del 1908 chiarisce che “nelle località ove esistono uffici postali succursali, la distribuzione delle corrispondenze che non si recapitano a domicilio è fatta nell'ufficio postale centrale, salvo le seguenti eccezioni:
1. le corrispondenze ordinarie e quelle raccomandate (comprese quelle non affrancate od insufficientemente affrancate) indirizzate ferme stazione, nelle località designate dall'Indicatore, sono distribuite a cura degli uffici postali di stazione, in qualunque ora del giorno e della notte.....”. In buona sostanza la richiesta del deposito in fermo stazione permetteva al destinatario di poter ritirare la posta senza limitazioni orarie.

Tariffa:
1. lettera primo porto 25 lire
2. servizio espresso 50 lire
3. servizio fermo posta pagato dal mittente 10 lire non dovuto

 

21/9/1931. Lettera in espresso spedita da Firenze per la città indirizzata a cassetta postale. Un servizio simile al fermo posta ma con sostanziali differenze. In sostanza una casella (alias cassetta) a nolo era uno spazio fisico di stazionamento delle missive fino al loro ritiro senza limiti di tempo. Infatti il fermo posta dopo 30 giorni di giacenza veniva rispedito al mittente. La casella presupponeva che il destinatario avesse un consistente flusso di posta in arrivo mentre il fermoposta si prestava ad un uso occasionale di giacenza della posta. Altra differenza tra i due servizi era nella modalità di ritiro della posta. Il fermo posta avveniva esclusivamente allo sportello, mentre la casella (così detta chiusa) prevedeva la possibilità di prelevare autonomamente dall'esterno la corrispondenza con una chiave in dotazione al destinatario. Resta il fatto che anche in questo caso, come per il fermo posta, il servizio espresso non trovava applicazione.

Tariffa:
– lettera ridotta per distretto 25 cent
– servizio espresso 1,25 lire
– servizio casella postale pagata dal destinatario in funzione del tipo di contratto scelto.

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