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Il linguaggio dei periti

Il linguaggio dei periti

Il linguaggio dei periti rientra tra quelli “settoriali” nel senso che esprime e comunica i contenuti attraverso un lessico peculiare. Nel caso specifico delle perizie “filateliche”, il vocabolo più che in altri ambiti è soggetto ad interpretazione per l’evanescenza del significato che lascia spazio ad interpretazioni multiple a volte persino opposte.
Ovviamente anche il linguaggio peritale ha subito, e non poteva essere diversamente, una evoluzione nel tempo ma non tale da neppure avvicinarsi a quello “scientifico” nel senso di fedeltà al reale. 
Sorvoliamo sull’incipit in cui generalmente l’esperto presenta la “perizia” come “opinione”, contraddicendo l’intestazione “certificato” che in quanto tale deve tenere conto di ben definite norme, e analizziamo alcuni vocaboli, locuzioni ed espressioni in ordine alle principali componenti: ORIGINALITA’ e CONSERVAZIONE.

ORIGINALITA’: per i francobolli o altri oggetti postali vale il principio dell’ “ipse dixit” in rapporto al prestigio del perito dal momento che non vengono specificati modalità (ad esempio il confronto) e mezzi (apparati e strumentazioni) utilizzati. Non è diverso per gli ANNULLAMENTI, nel caso di francobolli USATI, di cui si afferma l’originalità da intendersi, forse, come apposti con timbro originale ma non specificando se impressi all’epoca per cui affermazione valida anche per le obliterazioni ottenute con timbri originali retrodatati. Sarebbe invece differente se fosse riportata la genuinità come risultanza di analisi dell’inchiostro e di altri elementi (confronto con lo stato del timbro in epoca) identificabili come certi. Per i francobolli NUOVI è lo stato della gomma ad essere presentato con incerta terminologia dal momento che “CON GOMMA” significa che questa è presente ma, con buona probabilità, con mancanza dovuta a traccia di linguella o altra causa mentre occorre GOMMA PIENA o INTEGRA perché questa sia identificabile come nello stato originario.
Non meno incerte le definizioni per altri elementi, ad esempio i MARGINI per i francobolli NON DENTELLATI, quasi sempre definiti con aggettivazioni nebulose nel senso che non fanno riferimento a scale scientificamente determinate: BIANCHIA FILOBUONICOMPLETI, ecc.
Ma è nelle definizioni dei COLORI che il perito mostra tutta la sua fantasia raggiungendo l’apice dell’indefinito con l’oliva-grigio-verdastro carico e il  lacca-bruno-scuro-violaceo cui fanno contorno aggettivi desunti dai più disparati comparti (vivace, smorto, ecc.) e riferimenti tratti dal mondo della flora e della fauna (ad esempio per il giallo: canarino e limone).

Per lo stato di CONSERVAZIONE, che determina di fatto la valutazione commerciale, si va dal PERFETTO che può significare “senza difetti occulti o palesi”, pur in presenza di qualità inferiore alla media per elementi (ad esempio la “freschezza” intesa come stato molto vicino a quello d’origine) non considerati utili per definire la “perfezione”, a “STANDARD”  che potrebbe  significare “senza difetti e stato conservativo come mediamente reperibile” ma di fatto non sempre così, a “BUONO STATO” che può significare anche “difettoso” per non essere stato ben conservato se non peggio. 

Peraltro i singoli “vocaboli” vengono utilizzati dai “periti” con differente valenza aumentando l’incertezza fino a rendere la “certificazione” di scarsa utilità per il Collezionista. Ben diversamente se nel “certificato” fossero utilizzati vocaboli ben definiti e comunque tali da non lasciare adito, per quanto possibile, ad interpretazioni opposte. La certezza certamente torna utile al Collezionista ma, per altri versi, torna utile anche all’intero mondo collezionistico perché produce un ampliamento dell’utenza e di conseguenza innesca un ciclo virtuoso di cui possano beneficiare gli stessi periti oltre che i commercianti.  

 


Con l’occasione si riporta un 20 bai di Romagne con CERTIFICATO di G. OLIVA che, nel 1951 definiva l’esemplare “PRIVO DI DIFETTI OCCULTI” nonostante piega, seppure leggera, all’angolo inferiore destro visibile nell’allegata foto. Terminologia esatta nel senso che l’attestato escludeva la presenza di difetti occulti ma non di quelli palesi.

 


Per lo stesso esemplare nel 2000 l’esperto G. CHIAVARELLO rilasciava certificazione di “BUONO STATO” mentre, nello stesso periodo dal venditore  P. VACCARI, era definito “CON 3 AMPI MARGINI E PERFETTO IN BASSO CON MINIMA TRACCIA DI PIEGA IN UN ANGOLO – BB”. Credo sia preferibile la definizione del Vaccari pur se evidenzia per l’esemplare una nota di imperfezione che potrebbe lasciare l’amaro in bocca.

 

 

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