dice il cliente

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Luce in fondo al tunnel (2019)

Luce in fondo al tunnel (2019)

Si conferma l’assunto che il mercato si muove oggi su due direttrici basilari: RARITÀ e QUALITÀ.

Rarità intesa come oggettiva (ovvero certezza) che gli esemplari in circolazione sono limitati non per manovre speculative bensì per scarsità naturale. Qualità, che per alcuni settori determina la rarità, lontana dallo stato degli esemplari offerti in massima parte classificabile come  “buono” e, di conseguenza, di fatto insufficiente per appagare il nuovo Collezionista non più disponibile a raccogliere indiscriminatamente sulla spinta di predicatori più o meno interessati. In tal senso interpretabili i risultati dell’appena conclusa asta Bolaffi che ha visto raddoppiare e triplicare la base per esemplari di qualità superlativa: un 25c. di Modena (errore di colore) ha raggiunto 2200€ a fronte di una base di 850€ mentre una coppia, a dir poco splendida in qualsiasi ottica, del ½ grano di Napoli su frammento con annullo completo ha quasi

 

triplicato la base passando da 350€ a 1000€, seguito da un 20c. di Sardegna angolo superiore sinistro su busta che è sbalzato da 300€ a 1300€ quadruplicando la richiesta iniziale. Stessa direttrice seguita per i periodi moderni fino al Gronchi rosa che, angolo superiore sinistro ottimamente centrato, partito da 300€, ha spuntato 650€ mentre una coppia di qualità  normale con base 650€ si è fermata a 700€ ed ancora una quartina da 1000€ a 1600€. Sembra dunque confermarsi per il “rosa” una stabilizzazione per cui non dovrebbero presentarsi altri scivoloni, come peraltro altrove in precedenza proposto in contraddittorio con la visione di ulteriori ribassi. Così pure per il Pacchi 1000L. “cavallino” che, ben centrato, ha raggiunto in quartina 5200€.

 


La rarità oggettiva, oggi più di ieri, ripaga chi in passato ha puntato su tale parametro come dimostrano alcuni realizzi esemplificativi: un 60 crazie di Toscana pur con “un margine intaccato” e senza gomma è



stato battuto a 3600€ dai 1500€ iniziali mentre un 40c. usato il giorno d’emissione 1° DIC. 63 su busta è balzato da 500€ a 3000€ e la busta “Stazione messaggeri aerei fra Superga e Torino” da 3500€ a 9500€.

 
Quando poi rarità e qualità si presentano unite allora la vetta è sicura: 4 esemplari del 5c. di Sardegna emesso nel 1854 su busta in condizioni ottimali sono passati di mano a 8500€ dai 3000€ della prima battuta.

Numerose le collezioni di Repubblica che, se complete con Gronchi e servizi, sono state aggiudicate da 1500€ a 2200€ mentre una (periodo 1945/86) quasi completa con Gronchi non ha oltrepassato la base posta a 750€.

In definitiva sembra che la discesa generalizzata abbia raggiunto la quota massima stabilizzandosi mentre sprazzi di luce che già s’intravedevano appaiono ora più durevoli e tendenti ad ampliarsi. Si vedrà presto se i commercianti, prendendo atto delle esigenze che spingono il nuovo Collezionista, decideranno di abdicare a metodologie oggi superate per quella trasparenza necessaria a riavvicinare coloro che hanno abbandonato e quanti potrebbero essere coinvolti con la prospettiva di non buttar via soldi. Se il collezionismo filatelico o di qualsivoglia altra tipologia fosse solo fine a se stesso, come si sente da più parti, allora non esisterebbero circuiti commercialicase d’asta ecc… nella quantità e la vivacità che è sotto i nostri occhi perché i collezionisti, una volta acquisiti gli oggetti, in nessun caso li rimetterebbero in vendita ed occorrerebbe quindi attendere che passassero agli eredi per rivederli sul mercato.

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